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31 luglio 2025
In occasione del decimo anniversario del suo programma Women In Motion, Kering ha presentato uno studio sulle disparità di genere nel cinema, realizzato dalla dottoressa Stacy L. Smith, professoressa e ricercatrice americana esperta di inclusione.
2015, più di due anni prima del #MeToo. Le disparità di genere nell’industria del cinema sono palesi, l’invisibilizzazione delle donne davanti e dietro la cinepresa è costante. Kering decide di creare un programma per sostenere la visione dei talenti al femminile e indagare il ruolo e la rappresentanza delle donne nel mondo del cinema.
Partner del Festival di Cannes, Kering, attraverso Women In Motion riflette l’impegno del Gruppo per l’uguaglianza, dà maggiore visibilità alle donne della settima arte e apporta loro un sostegno concreto attraverso premi, talk e podcast che offrono la possibilità di esprimersi a personalità influenti o emergenti, ma anche contributi finanziari per i talenti emergenti. Sono passati dieci anni dalla nascita di questa piattaforma: alcuni indicatori sono migliorati ma il cammino verso la parità è ancora lungo.
Professoressa e ricercatrice all’Università della California del Sud e fondatrice dell’Annenberg Inclusion Initiative, Stacy L. Smith, su richiesta di Kering, ha realizzato uno studio sull’evoluzione della parità tra uomini e donne nel cinema tra il 2015 e il 2024, osservando in particolare la presenza delle donne dietro la cinepresa nei film di maggiore successo in sei paesi e la percentuale di registe nominate o premiate nei principali festival del cinema nel corso degli ultimi dieci anni.
“Il numero di registe tra il 2015 e il 2024 è raddoppiato negli Stati Uniti (16,2% nel 2024), quadruplicato nel Regno Unito (32,3%) e aumentato del 10% in Francia (25,9%).”
Nonostante i segnali incoraggianti, il numero di registe è in calo negli ultimi due anni in Francia, secondo l’ultimo studio del Centro nazionale della cinematografia sulla produzione francese pubblicato ad aprile 2025. Attualmente, Tonie Marshall e Justine Triet sono le uniche donne ad avere vinto il premio César per la regia (per Sciampiste & Co. nel 2000 e Anatomia di una caduta nel 2024).
Stessa constatazione per gli Oscar, negli Stati Uniti. Le registe, tra cui Coralie Fargeat per The Substance nel 2025, totalizzano solo nove nomination in 96 cerimonie. Solo tre di loro hanno vinto l’Oscar per la migliore regia: Kathryn Bigelow, Jane Campion e Chloé Zhao.
Figure potenti si stanno adoperando per modificare la situazione. Nel 2017, Nicole Kidman si è impegnata a girare con una regista ogni 18 mesi. Ha mantenuto la parola, e ha fatto molto di più: dopo questa promessa simbolica, ha collaborato con 19 registe, mentre con Blossom Films, la sua società di produzione, individua e sostiene talenti femminili. Il suo impegno è stato celebrato nel 2025 in occasione della decima edizione del Women In Motion award che, ogni anno, premia una personalità influente del settore durante il Festival di Cannes. La star hollywoodiana succede così a Jane Fonda, Geena Davis e Susan Sarandon, Isabelle Huppert, Patty Jenkins, Gong Li, Salma Hayek Pinault, Viola Davis, Michele Yeoh e Donna Langley.
«Nel nostro studio abbiamo analizzato lo spazio dedicato alle registe nei principali festival: Cannes, Venezia, Toronto, Sundance e Berlino, commenta Stacy L Smith. Nelle selezioni rappresentano ormai il 26,8%, ovvero l’8% in più di dieci anni fa». Recentemente, Chloe Zhao (Nomadland, 2020) o Audrey Diwan (L’événement, 2021) hanno vinto il Leone d’oro a Venezia, mentre Carla Simón lasciava la Berlinale con l’Orso d’oro per Alcarràs - L’ultimo raccolto nel 2022.
In quest’ottica acquista senso una delle iniziative principali di Women In Motion: il Premio Talento emergente. Nel 2018, dopo che Estate 93, il suo primo film, si era fatto notare, Carla Simón ha ottenuto questo premio e il contributo di 50.000 euro associato. La regista ha sfruttato questo sostegno per la realizzazione del lungometraggio Alcarràs - L’ultimo raccolto per il quale ha vinto l’Orso d’oro a Berlino.
Sette anni dopo, la regista spagnola è un valore sicuro del panorama cinematografico: il suo terzo lungometraggio, Romeria, nel 2025 ha concorso per la Palma d’oro. Nell’arco di un decennio, lei e le altre vincitrici del Premio Women In Motion award Talento emergente hanno totalizzato 72 nomination e 38 riconoscimenti in varie cerimonie mondiali. Statistiche di buon augurio per la brasiliana Marianna Brennand che, scelta dalla vincitrice dell’anno precedente secondo la tradizione, ha ricevuto il premio 2025 per Manas, il suo primo film.
«I fattori per spiegare la maggiore attenzione rivolta al lavoro delle donne in tutto l’ecosistema sono numerosi», secondo Stacy L. Smith. #Metoo e le testimonianze che sono seguite (Judith Godrèche, Adèle Haenel in Francia per esempio) hanno cambiato la situazione nella presa di coscienza delle violenze sessuali e sessiste nell’industria. Più globalmente, hanno inoltre permesso ai professionisti dell’industria di avviare il loro esame di coscienza e di rivelare disparità, imposizioni e pregiudizi inconsapevoli. «In molti paesi sono stati creati aiuti alla produzione subordinati alla diversità e alla parità delle squadre. Un maggior numero di donne ha potuto così accedere a posti chiave. Donna Langley, per esempio, premiata con il Women in Motion award 2024 e numero uno dello studio NBCUniversal, o Bela Bajaria, responsabile dei contenuti Netflix… È un cerchio virtuoso: più dirigenti donna ci sono, più opportunità hanno le registe e le sceneggiatrici, più ci sono storie raccontate da eroine complesse» ricorda Stacy L Smith.
Secondo lo studio realizzato dall’esperta e dalla sua squadra (dottoressa Katherine Pieper, e W. Michael Sayers), la percentuale di personaggi principali interpretati da donne nel 2024 è del 54%, pari a 22 punti in più rispetto al 2015. Un record storico che dobbiamo accogliere con soddisfazione. «Per la Gen Z, nata con Internet, l’inclusione e la parità sono valori centrali: vogliono vedere contenuti che assomigliano a loro, con donne e diversità, esperienze di vita molteplici.» analizza la ricercatrice. «Tuttavia, in tutti i ruoli parlanti, le donne rappresentano solo il 32% dei personaggi. E anche se la parità nei personaggi principali è incoraggiante, riguarda principalmente donne caucasiche di età compresa tra 20 e 40 anni negli Stati Uniti. Ora, se il cinema fosse effettivamente il riflesso della nostra società, le donne afro-americane dovrebbero rappresentare almeno il 20% dei ruoli femminili principali dei film americani.»
Altro freno persistente spesso rilevato dai partecipanti ai talk e podcast di Women In Motion: il giovanilismo e la sessualizzazione delle donne. Tra i personaggi femminili parlanti, un quarto mostra una nudità parziale e solo un quarto ha più di 40 anni. «Meryl Streep, Michelle Yeoh (Women In Motion award 2023) o Demi Moore sono gli alberi che nascondono la foresta.» sottolinea Stacy L. Smith che si rammarica inoltre della rarità delle donne a capo delle superproduzioni. Indipendentemente dal paese, più i budget dei film sono elevati, più le registe scompaiono. In Francia, il preventivo medio di un film di una regista peraltro è inferiore del 39% a quello di un regista. «Si ritiene che le donne non sappiano gestire il denaro e che rappresentino un investimento a rischio. È un blocco psicologico che non si basa su alcuna verità.» spiega Stacy L. Smith. La dimostrazione: Barbie, realizzato da Greta Gerwig, è stato in testa al box-office mondiale nel 2023. «Resta comunque un punto cieco: i salari, precisa l’esperta. Abbiamo bisogno che uomini e donne che lavorano in ogni fase della catena di produzione ci forniscano un accesso riservato al loro contratto perché si possa realizzare uno studio sulle disparità salariali. È uno degli ultimi grandi tabù, rivelatore delle disparità persistenti.» Per rimediare a queste disuguaglianze, una parola d’ordine: sorellanza. Seguendo l’esempio di Reese Witherspoon o Kate Winslet, le attrici si impegnano sempre di più nella produzione per portare sul grande schermo altri racconti femminili e sostenere registe e sceneggiatrici. Vengono inoltre organizzati programmi di mentoring per incoraggiare le voci femminili.
Dopo che Stacy L. Smith ha assistito a un talk Women in Motion a Cannes nel 2023 con Cate Blanchett e la sua produttrice Coco Francini, il trio ha deciso di creare Proof of Concept, un programma volto a sostenere le cineaste donne, transessuali e non binarie. Dopo avere individuato le carenze del sistema e aver fatto sentire la propria voce, le donne dell’industria si organizzano così attorno ad azioni concrete di cui le iniziative come Women In Motion ne sono la manifestazione e l’eco. Inoltre la ricercatrice ha analizzato il contenuto delle discussioni delle partecipanti ai Talk Women In Motion e i discorsi delle vincitrici dei premi per analizzare in modo quantitativo e qualitativo i cambiamenti che hanno misurato nell’industria da dieci anni a questa parte.
Anche se sono stati compiuti progressi reali, il riconoscimento e l’accompagnamento dei talenti femminili nel 2025 resta essenziale tanto quanto la lotta contro le violenze sessuali e sessiste nel settore. Coscienti del cammino che resta da percorrere, il Festival di Cannes e Kering hanno rinnovato la loro partnership. Perché la voce delle donne di cinema risuoni in modo duraturo nello spazio mediatico e artistico. Perché le grandi figure di oggi ispirino le generazioni di domani. Perché la settima arte rappresenti permanentemente un territorio inclusivo e virtuoso, sia sullo schermo che dietro le quinte.